Dove ha inizio l'illusione...

Da qualche tempo va diffondendosi la bizzarra teoria secondo la quale la Terra non sarebbe uno sferoide in rotazione su se stesso ed orbitante attorno al sole, bensì un disco piatto ed immobile, coperto da una cupola di materiale ignoto. Il centro di questo disco sarebbe occupato dall'artico, mentre l'antartico rappresenterebbe uno smisurato anello di ghiaccio che ha la funzione di contenere le acque degli oceani.

Coloro che credono in questa teoria, i flat-earthers, sostengono che l'intera popolazione mondiale sia da sempre indottrinata da una elìte imperante che ci manipola attraverso le scuole, i mass media e, in special modo, la NASA che avrebbe il ruolo chiave di produrre finte missioni spaziali e finte immagini dello spazio. La Terra sferica sarebbe un inganno propinatoci fin da piccoli per non consentirci di conoscere la verità. Per corroborare il loro credo e per fare proseliti, da qualche tempo i flat-earthers stanno inondando internet di materiale multimediale che proverebbe, secondo quanto sostengono, la Terra piatta. Nonostante queste presunte prove siano campate in aria, riescono comunque a confondere ed a fare presa su molte persone che, per le ragioni più disparate, non sono equipaggiate con sufficienti conoscienze logico-matematiche utili a smascherare la truffa.

Sono convinto che nel movimento dei flat-earthers ci siano molte persone genuinamente convinte che la Terra sia piatta, ma risulta abbastanza evindente che a capo di questa faccenda ci sia qualcuno che ci sta lucrando.

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martedì 28 febbraio 2017

Il programma spaziale sovietico - prima parte



La fine della seconda guerra mondiale lasciò spazio alla cosiddetta Guerra Fredda (termine coniato da George Orwell) che contrassegnò un periodo di contrapposizione politica particolarmente delicata tra le due super-potenze statunitense e sovietica, portando l’intero pianeta sull’orlo di una terza guerra mondiale, questa volta, a carattere nucleare.
Questo periodo di forti tensioni tra i due paesi fu davvero controverso, perchè se da un lato portò entrambi gli schieramenti a risoluzioni potenzialmente disastrose (corsa agli armamenti nucleari, guerra del Vietnam, crisi della Baia dei Porci, Maccartismo), non possiamo dimenticare che la Guerra Fredda fu la spinta propulsiva inequivocabile verso l'esplorazione spaziale, con tutti i progressi tecnologici che ne seguirono, come lo sviluppo della tecnologia satellitare con satelliti gps, oppure alla stessa Internet, sviluppata originariamente con il nome di Arpanet da un'agenzia del ministero della difesa statunitense.  

In questo articolo, non ho intenzione di illustrarvi la tecnologia derivante dalla corsa allo spazio, ma vorrei parlarvi di una storia poco nota, quella che riguarda le conquiste spaziali dell'Unione Sovietica, proprio durante il periodo della Guerra Fredda.

- Vi racconterò, insomma, del programma spaziale sovietico e di come divenne, in certe fasi, più avanzato di quello statunitense.

- Vi mostrerò come le accuse rivolte alla NASA di nascondere la vera natura della Terra attraverso presunti filmati hollywoodiani, non hanno alcun senso, dal momento che l'agenzia spaziale russa produsse foto e video dallo spazio del tutto simili a quelli della NASA e realizzò satelliti, sonde spaziali e stazioni orbitanti disputandosi con gli Stati Uniti il primato della conquista dello spazio.


La possibilità, per i sovietici, di poter intraprendere un programma spaziale si presentò al termine della guerra, grazie alla cattura da parte dell'armata rossa di centinaia di tecnici tedeschi che si occupavano della realizzazione dei V2 presso lo stabilimento di Peenemünde.


In questa immagine potete vedere un V2 presso lo stabilimento di Peenemünde, tratto dagli archivi tedeschi.  Di Bundesarchiv, RH8II Bild-B2054-44 / CC-BY-SA 3.0, CC BY-SA 3.0 de, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=5441544


Grazie al know-how tedesco, quindi, i russi riuscirono a replicare i V2 tedeschi realizzando i missili balistici denominati R-1.


Missile R-1, pronto per un test balistico

Qui potete trovare qualche informazione ulteriore sulle caratteristiche degli R-1.

Con l'R-1, l'Unione Sovietica provò a se stessa che era finalmente capace di produrre misssili alla pari dei tedeschi e degli americani. Passò, quindi, dalla copia del V2 tedesco alla realizzazione di prototipi nuovi di zecca, sperimentando diverse soluzioni per l'attacco missilistico a corto e medio raggio.

Di seguito, sono illustrati i principali modelli sviluppati durante il primo periodo del programma missilistico sovietico tra il 1947 ed il 1953:

Ma l'obiettivo dei sovietici era decisamente quello di spingersi oltre, soprattutto in campo militare:

Gli R-1 ed i modelli successivi,  erano tutti a corta/media gittata e, soprattutto, non erano in grado di trasportare le pesanti testate nucleari sovietiche. Quindi occorreva produrre motori molto più potenti che utilizzassero propellente liquido (i modelli a corto raggio andavano ad etanolo) e serbatoi criogenici, capaci di mantenere il propellente in forma liquida.

Il programma spaziale sovietico cominciò proprio grazie a questa nuova generazione di missili, con la realizzazione dell'R-7 "Semyorka", il primo razzo ICBM (Intercontinental Ballistic Missile, ovvero a gittata intercontinentale), che si rivelò essere un perfetto vettore per i lanci spaziali.

(anche gli Stati Uniti stavano lavorando su un ICBM, l'ATLAS, il cui primo lancio di successo avvenne solo il 28 novembre del 1958, dopo svariati fallimenti)





Di fatti, una versione modificata di questo missile diede all'Unione Sovietica il suo secondo primato:

il 4 ottobre 1957 venne messo in orbita ad una altezza di 577 km il primo satellite artificiale creato dall'uomo, lo Sputnik 1, bruciando gli Stati Uniti sul tempo. 

Quindi, l'URSS collezionò due primati in un unico lancio.




Lo Sputnik 1 fu il primo tentativo riuscito di mettere un satellite artificiale in orbita attorno alla Terra, seguendo l'intuizione avuta da Isaac Newton più di duecento anni prima, pubblicata nel 1728 sul suo trattato Treatise of the System of the World and De mundi Systemate:

Se si riesce a lanciare un proiettile balistico ad una velocità sufficientemente alta, questo non ricadrà sulla superficie terrestre, come ci si potrebbe aspettare, ma inizierà ad ORBITARE indefinitamente attorno alla Terra.


Questa condizione si ottiene grazie al bilanciamento tra forza di gravità e forza centrifuga e dipende esclusivamente dalla velocità tangenziale raggiunta, come abbiamo visto qui.


Lo Sputnik 1 era un oggetto relativamente semplice dal peso di 83,6 kg ed un diametro di 58 cm. Aveva un involucro a guscio sferico in lega di alluminio dal quale spuntavano 4 antenne di trasmissione, agganciate ad un dissipatore termico.

Al suo interno, trovavano alloggiamento 2 radio trasmettitori, una ventola di raffreddamento e 3 batterie zinco-argento (2 per alimentare le radio, la terza per la ventola). La sfera era riempita di gas azoto secco ad una pressione di 1,3 atmosfere. Quando la temperatura interna raggiungeva i 30°C, il ventilatore si attivava autonomamente fino a riportare il livello sotto i 23°C.

 

Oggigiorno, la notizia della messa in orbita di un nuovo satellite ci emoziona, ma non più di tanto.

All'epoca, invece, l'annuncio del lancio dello Sputnik1 fu un evento sensazionale che elettrizzò l'intera popolazione mondiale. Tantissima gente si assembrò all'aperto cercando di scorgere in cielo il passaggio di un puntino luminoso che si muovesse diversamente dal fondale stellato.
 
Molti rimasero incollati alle loro radio per ore ed ore sperando di cogliere il segnale trasmesso dal satellite durante il suo transito.


Per sentire questo semplice, ma ricco di significato, beep intermittente.



Il giorno successivo, i giornali di tutto il mondo parlarono della "luna" artificiale sovietica che, per la prima volta, aveva raggiunto i confini celesti aprendo la strada all'esplorazione spaziale.


Forse qualcuno non ne avrà ancora colto l'importanza, ma il lancio del primo Sputnik fu la miccia esplosiva sia per la Guerra Fredda, che per la corsa allo spazio.

Non solo l'URSS aveva tirato fuori dal nulla lo Sputnik sorprendendo il mondo intero e mettendo in discussione la supremazia tecnologica americana, ma l'R-7 con testata atomica avrebbe consentito ai russi di colpire qualsiasi obiettivo a lunga distanza. Inoltre, in virtù del suo primato, l'Unione Sovietica avrebbe potuto facilmente reclamare il controllo del traffico orbitale attorno alla Terra.


L'apprensione degli USA salì alle stelle quando, il 3 novembre dello stesso anno, i sovietici mandarono in orbita un nuovo satellite artificiale: lo Sputnik 2.

Dopo appena un mese dal lancio del primo satellite, l'Unione Sovietica bissava l'impresa, andando a cogliere il suo terzo primato, quello di portare in orbita terrestre un essere vivente: 
la cagnolina Laika.

 

Come era successo per il primo Sputnik, anche il nuovo satellite trovava posto sotto la punta a cono del missile. Lo Sputnik2, però, era di poco più grande, tanto da ospitare l'alloggiamento della cagnolina.






Laika era una bastardina catturata con altri cani randagi per le strade di Mosca.
Assieme ad altre cagnette (venivano impiegate le femmine, poichè più docili dei maschi), venne "arruolata" al programma spaziale sovietico in virtù della sua minutezza. Laika e le sue compagne vennero scelte anche per la loro resistenza alle prove d'accelerazione nei test alla centrifuga che, comunque, poneva pesantemente sotto stress gli animali triplicando la velocità del loro battito cardicaco.

Laika venne sottoposta, con gli altri animali, ad un periodo di addestramento/tortura, durante il quale fu costretta a vivere in spazi sempre più angusti ed a nutrirsi solo di cibo gelatinoso, lo stesso che avrebbe trovato a bordo del razzo.

Alla fine, lei fu scelta per essere mandata in orbita con lo Sputnik.
Un destino impietoso il suo, dal momento che per la prima cosmonauta della storia non era stato studiato alcun sistema di recupero. 

I russi ammisero solo dopo molto tempo che Laika non sarebbe sopravvissuta all'impresa, precisando che sarebbe stata addormentata ed avvelenata a meno di una settimana dal lancio, prima che la scarica delle batterie e lo spegnimento di tutti gli apparati rendesse la vita impossibile a bordo.

Ma la cagnetta non sopravvisse così a lungo.

Quello che subì Laika nello Sputnik durante la missione fu rivelato solo molti anni dopo dallo specialista addetto al monitoraggio dei dati biometrici della cagnolina. 

Egli raccontò che i battiti del suo cuore aumentarono all'impazzata all'avvio dei motori del razzo.
Raggiunta la velocità orbitale, un’avaria impedì all’ultimo stadio del razzo vettore di distaccarsi dallo Sputnik, impedendo il corretto funzionamento dell’impianto di ricircolo dell’aria e trasformando l'abitacolo in una trappola termica, oscillante tra il caldo e il freddo estremi.
Quando il satellite raggiunse la quota prestabilita, l'assenza di peso fece fibrillare, a battiti irregolari, il cuore di Laika.

Alla quarta orbita, dopo 5 ore di tormento, il tracciato divenne misericordiosamente piatto.

Laika morì di terrore e di stenti, di troppo caldo e troppo freddo, di fame e sete, poche ore dopo il lancio.

Il Cremlino mentì su tutta la linea, sia sulle condizioni di salute di Laika, sia sulla possibilità di riportarla sana e salva a terra. Per oltre quattro giorni, i portavoce del programma sovietico dissero che Laika stava bene e che mangiava regolarmente.


Quando,  ancora sotto la falsa notizia che la cagnetta era viva, l'annuncio riguardante l'impossibilità di farla tornare a terra venne diffuso, ci furono calorose proteste di fronte alle ambasciate sovietiche di tutto il mondo da parte di associazioni animaliste e gente comune. Le persone, che si erano riunite  e raccolte in preghiera, chiesero di indire al livello mondiale un minuto di silenzio per ogni giorno di permanenza di Laika in orbita.


Chiaramente, non ci fu alcun tentativo di salvare Laika da parte dei russi, che erano perfettamente consci del decesso prematuro della cagnetta.

Il corpo esanime di Laika si incenerì assieme allo Sputnik 2 quando, dopo 162 giorni dal lancio, il satellite rientrò nell'atmosfera terrestre.

Alla cagnolina vennero resi tutti gli onori di stato attraverso monumenti e francobolli dedicati, seguendo la perversa logica secondo la quale Laika si sarebbe immolata da eroina per la gloria della grande Madre Russia.



Il programma spaziale sovietico non poteva arrestarsi in seguito ad un insuccesso. La competizione con gli statunitensi per la conquista dello spazio era appena cominciata ed i russi non avevano alcuna intenzione di concedere terreno.

I responsabili del programma fecero sapere, tramite la Pravda, che la cagnolina aveva fallito nel suo compito di fornire dati esaustivi e che, quindi, erano pronti ulteriori lanci di satelliti e sonde con animali a bordo, da riportare a terra vivi o morti. Purtroppo, l'impiego di animali per le missioni spaziali non cessarono nè da parte dei sovietici, tantomento da parte degli statunitensi.


Il programma Sputnik proseguì a spron battuto, come un treno in corsa senza fermate.


Il 15 maggio del 1958 venne lanciato lo Sputnik 3


Lo Sputnik 3 era un vero e proprio laboratorio di analisi dell'atmosfera terrestre con l'ulteriore l'obiettivo di avvvicinarsi ed analizzare le particelle ionizzate delle Fascia di Van Allen interna (tra i 1000 km e 6000 km di distanza dalla superficie terrestre).

In realtà sarebbe dovuto essere il primo satellite ad essere messo in orbita, ma vi furono dei problemi tecnici che ne fecero slittare il lancio. I russi volevano battere sul tempo gli statunitensi e quindi optarono per il più semplice Sputnik1.

Questo satellite aveva in dotazione dodici strumenti scientifici, utili a raccogliere dati sulla composizione dall'alta atmosfera, sulla pressione, sulla presenza di particelle cariche, sui fotoni nei raggi cosmici, sui nuclei pesanti nei raggi cosmici, sui campi magnetici ed elettrostatici e sulle particelle meteoriche.


Lo Sputnik 3 seguì un'orbita ellittica eccentrica, in modo da poter attraversare ed indagare i diversi strati atmosferici terrestri. Il punto più vicino alla Terra, il perigeo, si trovava ad una quota di 217 km, mentre quello più lontano, l'apogeo, si trovava a 11864 km.


Il satellite orbitò per ben 2 anni prima di rientrare nell'atmosfera, ma non riuscì ad analizzare le radiazioni delle fasce di Van Allen a causa di un errore nel fissaggio del nastro di registrazione.


Due anni dopo, il 15 maggio del 1960 fu la volta dello Sputnik 4
(denominato anche Korabl-Sputnik 1, ovvero  prima navicella spaziale-satellite)



Lo Sputnik 4 fu il primo satellite progettato per lo studio di un possibile volo spaziale umano, che inaugurò un nuovo filone del programma spaziale sovietico: il programma Vostok, del quale lo Sputnik 4 rappresentava il test di lancio.




Possiamo dire che lo Sputnik 4 fu il primo prototipo di navetta spaziale, incorporando una cabina monoposto  di autosostentamento biologico per un possibile soggiorno umano.

Lo scopo della missione era quello, per l'appunto, di verificare se un astronauta avrebbe potuto sopravvivere al bioclima creato nella capsula ed alle sollecitazioni che avrebbe potuto subire durante il volo.

In questo primo test, comunque, i russi non si arrischiarono a mandare in orbita una persona, ma venne impiegato un manichino che riproduceva un cosmonauta.  Per rendere la missione più verosimile, la navetta fu equipaggiata con comunicazioni preregistrate in modo da verificare anche la robustezza del sistema di telecomunicazioni tra lo Sputnik e la base a terra.


Questa missione, però, fu un parziale fallimento, dal momento che, dopo 5 giorni dal lancio, ci fu una esplosione che mandò il satellite fuori rotta, inibendo qualsiasi tipo di radiocontrollo e ricezione dati da parte dei russi.

Lo Sputnik 4 rimase, quindi, inutilizzato per circa 2 anni in un orbita indesiderata, fino a quando non rientrò nell'atmosfera terrestre, incenerendosi, eccetto 9 kg della struttura metallica che caddero su una strada del Wiscounsin.

Punto segnalato dove avvenne l'impatto dello Sputnik 4


Porzione del satellite rimasto integro dopo l'impatto


Non è chiaro se i russi avessero già messo a punto il sistema di rientro del modulo, dal momento che negarono qualsiasi interesse nel recuperarlo.

Questa missione fu oggetto anche di speculazioni complottistiche: i segnali radio con voce registrata trasmessi dal satellite vennero intercettati anche da due fratelli italiani appassionati di telecomunicazioni: Achille e Giovanni Judica Cordiglia


A seguito delle intercettazioni si creò un movimento di persone che sosteneva l'esistenza di un certo numero di "cosmonauti perduti", morti nello spazio prima e dopo Gagarin, che il regime dell'ex-URSS non abbia voluto rivelare, nell'ottica di propaganda mediatica all'epoca della Guerra Fredda.


Le capsula bioclimatica impiegata in questa, come in molte missioni successive, venne chiamata Vostok, così come il vettore di lancio (si trattava di un missile Semyorka modificato), ma solo le  missioni che riguardarono lanci spaziali con esseri umani vennero denominate Vostok.

I russi avevano ancora molto da lavorare sul modello di satellite che avrebbe dovuto portare il primo uomo in orbita, quindi il 19 agosto del 1960 lanciarono lo Sputnik 5 in una missione che impiegava di nuovo degli animali

(denominato anche Korabl-Sputnik 2)


Il modello dello Sputnik 5 era del tutto identico a quello del satellite precedente, con la capsula spaziale Vostok progettata per un volo spaziale umano.

Protagoniste di questa nuova missione, però, furono di nuovo due cagnette,  Belka (scoiattolo) e Strelka (piccola freccia) (arruolate a forza al programma spaziale sovietico assieme a Laika), assieme a 20 ratti, 2 topi e svariate piante.
Questa volta la missione fu piuttosto breve: il satellite-navetta spaziale rimase in orbita per sole 25 ore compiendo solo 17 giri della Terra.

La sorte di Belka e Strelka fu ben diversa da quella della loro compagna, Laika: i russi avevano tutta l'intenzione di recuperare vive le due cagnette ed il resto dell'equipaggio in modo da testare il sistema di rientro della capsula e lo stato di salute degli animali.

Recupero della capsula con dentro Belka e Strelka

La missione fu un successo. Gli animali, tornati a terra, erano spaventati e disorientati, ma si presentavano in buone condizioni di salute.
Belka e Strelka vennero portate in conferenza stampa e presentate in ogni occasione in cui potessero essere esposte ai mass-media mondiali.




La sperimentazione con gli animali continuò anche con la missione successiva.

Il 1° dicembre del 1960 venne lanciato in orbita lo Sputnik 6
(denominato anche Korabl-Sputnik 3)

La missione fu pressochè identica alla precedente ma vennero impiegate altre due cagnette: Pchelka (apetta) e Mushka (moschina).

 

Purtroppo, la sorte di queste due cagnette non fu benevola come quella di Belka e Strelka.

Questa missione mise in evidenza un problema strategico per i sovietici: erano in grado di far tornare a terra le loro capsule, ma non erano ancora in grado di decidere con precisione dove sarebbero dovute atterrare.

I moduli di rientro erano dotati di retrorazzi che dovevano servire proprio per poter controllare, con una certa approssimazione, il luogo di atterraggio ma, evidentemente, il dispositivo non funzionava ancora come avrebbe dovuto. Fu evidente il fatto che una possibile missione con a bordo un essere umano doveva ancora attendere.

La storia di questa missione, si ammantò di mistero, dal momento che vennero fuori due versioni distinte riguardo al suo epilogo e quello delle due cagnette:

1)  La capsula di rientro finì nelle acque dell'oceano pacifico e fu impossibile rintracciarla
2) La capsula fu distrutta mediante delle cariche esplosive per impedire che finisse in mani straniere, non filo-sovietiche.  

A seguito di questo fallimento, i sovietici spostarono momentaneamente la loro attenzione su un altro progetto tentando qualcosa mai concepita prima, nemmeno da loro.

Il 4 febbraio del 1961, lanciarono lo Sputnik 7, che non era un vero e proprio satellite, ma una sonda spaziale da indirizzare verso Venere
(denominato Tyazhely Sputnik, satellite pesante, e conosciuto anche come Venera 1VA No.1)



Con questa missione, quindi, L'URSS stava aprendo un altro filone del suo programma spaziale, VENERA, con linvio di sonde verso il pianeta Venere.
 
Per effettuare questo lancio, occorreva una ulteriore spinta propulsiva al momento di abbandonare una momentanea orbita di parcheggio. Venne, quindi, impiegato un razzo vettore Molnija, una variante del Semyorka a quattro stadi, nel quale l'ultimo stadio conteneva il propellente per dare alla sonda la giusta velocità di fuga.

La navicella entrò in orbita attorno alla Terra, ma il quarto stadio che doveva lanciarla verso Venere non funzionò e la sonda restò in orbita terrestre. Una cavitazione nell'ossigeno attraverso la pompa di ossigenazione fece spegnere i motori dello stadio 8-10 secondi dopo l'accensione.

Il suo rientro in atmosfera avvenne il 26 febbraio del 1961, cadendo sulla Siberia.

I russi, però avevano pronta la sonda gemella che inviarono verso Venere il 12 febbraio del 1961 con lo Sputnik 8 (denominato Venera 1)

Di questa missione e delle altre missioni che riguardano le numerosissime sonde spaziali sovietiche inviate verso varie destinazioni spaziali vi parlerò negli articoli successivi.

Dopo la parentesi costituita dai test iniziali del Programma Venera, l'URSS riprese le missioni per testare la sicurezza ed affidabilità di rientro delle capsule Vostok mediante due ultime missioni Sputnik: Sputnik 9 (9 marzo del 1961) e Sputnik 10 (25 marzo del 1961)

All'interno dello Sputnik 9 venne di nuovo impiegata una cagnolina, Chernushka, assieme a qualche topo e ad un porcellino d'india.

Chernuschka

Mentre all'interno dello Sputnik 10 venne adoperata la cagnolina di nome Zvezdochka "stellina"


Zvezdochka
In entrambe le missioni, venne utilizzato anche un manichino che fu chiamato Ivan Ivanovich.

Nel casco del manichino Ivan Ivanovich venne messo un cartello con su scritto MAKET che significava, per l'appunto, manichino. Ciò serviva ad indicare che non si trattava di un essere umano nel caso l'atterraggio del sedile eiettabile fosse avvenuto vicino zone abitate.
L'impego di Ivan Ivanovich fu molto importante perchè permise di testare il meccanismo del sedile eiettabile  che venne inserito all'interno della capsula bioclimatica Vostok.

I sovietici avevano studiato un sistema separato per il recupero della capsula con all'interno gli animali e dell'astronauta seduto sul sedile eiettabile. 


Entrambe le missioni furono un successo.
I sovietici riuscirono a recuperare sia le capsule con gli animali vivi, che i manichini sui sedili eiettati. 

Queste missioni conclusero il programma Sputnik aprendo nuovi capitoli della missione spaziale sovietica che, però, vi racconterò negli articoli successivi.

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Come avrete potuto capire, la storia della corsa allo spazio è ricca di eventi che non possono essere negati e banalizzati attraverso la mistificazione fantasiosa terrapiattista.

I satelliti artificiali non sono affatto una mera fantasia di Arthur Charles Clarke, trasformata in finzione cinematografica dagli STUDIOS americani.

La prima a realizzare satelliti artificiali fu l'Unione Sovietica, costruendone una decina tra il 1957 ed il 1961, sorprendendo il mondo intero ed intimidendo gli impreparati Stati Uniti.  
Furono proprio i sovietici, con le loro missioni, ad acuire il clima politico problematico con gli americani; non avrebbero mai avuto alcun interesse nel partecipare ad una eventuale messinscena cinematografica americana nè, tantomeno avevano una "hollywood russa" per falsificare le missioni Sputnik.

11 commenti:

  1. Bellissimo articolo, complimenti!

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  2. Ottimo articolo.
    Stavo riflettendo su questo punto, ditemi che cosa ne pensate:
    i terrapiattisti sostengono che tutti i programmi spaziali siano finti, e che il concetto stesso di "orbita" sia impossibile, per cui non esistono i satelliti e p. es. i segnali radio viaggiano solo attraverso i ponti via-terra.
    Bene. Loro però utilizzano una mappa della terra che, seppure distorta, è ricavata pari-pari da quella ufficiale, con i contorni dei continenti, gli oceani, ecc. che sono (pur con quella variazione di scala) quelli che sono proprio ricavati dai satelliti.
    Come spiegano ciò i terrapiattisti? Come giustificano il fatto che fondano la loro cartografia sulle immagini dei terrasferisti,che secono loro non possono esistere e sono quindi artefatte? Non dovrebbero ripartire da zero e costruire una mappa del pianete salla base di circumnavigazioni e simili? Come fanno a dimostrare che non c'è nessuna isola non nota nel pacifico o nell'atlantico? (o addirittura nessun continente)? I voli aerei non bastano per avere una visione così complessiva. Da dove ritegono di avere ricavato la loro immagine della terra? RIsposta: dal fatto che usano le immagini dei voli spaziali e dei satelliti. Ma non lo dicono mai.

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    1. Ciao Arcturus.
      Su questo, come su qualsiasi altro argomento, i terrapiattisti sono sempre molto vaghi e superficiali.
      Da quello che ho capito io analizzando documenti e filmati FE, secondo alcuni le mappe della Terra basate sull'eliocentrismo sarebbero ricavate dalla mappa FE di Gleason.
      E tale mappa sarebbe comunque realizzata attraverso aerei. Attraverso la famosa ricomposizione di immagini che i terrapiattisti tanto odiano.

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  3. ottimo articolo,complimenti

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  4. Complimenti per l'articolo.
    Un solo appunto: sostituisci "nitrogeno" con "azoto".

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    1. Prego.
      Purtroppo i nomi inglesi di alcuni elementi chimici sono fuorvianti (es. nitrogen --> azoto; carbon --> carbonio; silicon --> silicio) e capita spesso che siano invece tradotti come "nitrogeno", "carbone" e "silicone".

      D.

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  5. Ciao R0D4N, non conoscevo bene il movimento della terra piatta. Mi ha incuriosito molto, sono attratto dagli abissi della mente umana e dal complottismo. Ho provato a capire come nel 2000 alcune persone arrivino a credere a queste "teorie" squinternate, ma non ce l'ho fatta a leggere i blog ufficiali dei terrapiattisti. Alle prime scempiaggini scientifiche venivo puntualmente colto da attacchi di angina pectoris.
    Ho trovato qualche giorno fa il tuo blog, dove viene sì fornita la versione terrapiattista, ma viene subito confutata da te (anche con argomenti empirici, nella vana speranza che un terrapiattista li comprenda).
    Scusa il preambolo, ma mi firmo con nome e cognome. Non voglio che qualcuno pensi che io creda a scempiaggini simili. Sono laureato in filosofia, mi ricordo che tanti anni fa lessi Aristotetele e manuali di filosofia antica: Aristotele già conosceva la sfericità della Terra grazie alle eclissi (sono passati tanti anni, correggimi se sbaglio).
    Una cosa non mi è chiara: ogni complotto dovrebbe avere un fine (es: no vax, uso massivo dei vaccini per fare arricchire le case farmaceutiche). Perché i rettiliani, la Nasa, i massoni, insomma le famose forze occulte dovrebbero farci crede che la Terra è tonda? Cioè: a chi giova? I fenomeni da baraccone che si professano terrapiattisti, che risposta danno a questa domanda? Altro dubbio: per i terrapiattisti cosa c'è oltre l'Antartide? Hanno elaborato una cosmologia e una cosmogonia?
    PS: complimenti non solo per la chiarezza, ma soprattutto per la tua pazienza e per la tua pacatezza nelle risposte che fornisci a questi fenomeni qui!
    Emmanuele Lentini

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    1. Ciao Emmanuele.
      Grazie per le belle parole.
      Rispondo sinteticamente ai tuoi dubbi.
      La terra piatta nasce in ambito religioso e si accompagna ad altre balle antiscientifiche come il creazionismo, l'etere, la negazione della relatività e del big bang.
      La questione è che le scoperte scientifiche hanno completamente ridisegnato la realtà conosciuta, togliendo l'uomo dal centro dell'universo. Questa gente non può accettare che la Terra sia un granellino nell'universo, interpretato come manovra demoniaca per ottenebrare le coscienze degli uomini incatenandoli all'idea della Terra Globo.
      Quindi,la "falsa idea del Globo" servirebbe per tenere gli uomini assopiti sulla loro natura.
      Perciò loro si credono dei risvegliati. Quelli che hanno spezzato le catene.

      Sull' Antartide, i tp fantasticano molto. in generale, pensano che esistano "altre terre piatte" con altre popolazioni. Qualcuno pensa addirittura che gli alieni vengano da oltre la "barriera di ghiaccio".
      Queste farneticazioni vengono, in genere, accompagnate sempre al nome dell'Ammiraglio Byrd (il quale non menzionò mai terre oltre l'antartide, tantomeno la terra piatta) e la famigerata quanto bufalara mappa del Dr. Kobayashi, che ritrarrebbe altri continenti oltre l'Antartide).

      Riguardo alle stelle, la questione è molto semplice. Lo spzio non esiste e le stelle sono solo luci olografiche, "corroborate" da riprese con telescopi e fotocamere totalmente fuori fuoco.

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    2. Avevo lasciato un altro commento, ma non è stato caricato. Ti ringrazio nuovamente per la risposta. Continuerò a seguirti, così nel frattempo ripasso qualche materia scientifica in base a quanto tu scrivi nei post :)
      Emmanuele Lentini

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